“Se vi annoiate e ne siete consapevoli, state andando bene.
Siete spaventati e lo riconoscete? State andando bene.
Se siete confusi e lo sapete, state andando bene.”
Jon Kabat-Zinn
Incoraggiandoti a praticare la Mindfulness, mi sento di darti alcuni consigli utili, che possano aiutarti a creare le migliori premesse. Eccoli:
Non esiste giusto e sbagliato.
Nella Mindfulness non esiste l’errore, ma solo la realtà, così com’è, nel momento: non esiste un modo di praticare giusto o sbagliato, esiste solo il tuo modo, che scoprirai da solo, attraverso la pratica costante e il tempo.
Programma.
Se riusciamo a rendere la Mindfulness parte integrante della nostra quotidianità, programmando l’orario della giornata in cui meditare, la pratica formale diventerà presto un’abitudine che affonderà radici forti, per superare resistenze e giustificazioni create dalla nostra mente per rimandare a tempo indefinito.
Poniti un obiettivo realistico.
Seguendo il punto precedente, è importante darsi obiettivi realistici – che possano eventualmente crescere nel tempo – e non correre il rischio di sentirsi frustrati per non riuscire a dedicarvi alla meditazione quanto si era immaginato o desiderato.
Prova inizialmente a inserire un solo momento, magari al mattino, di quindici/venti minuti; se ricavare questo tempo diventa problematico, tenta con dieci minuti, o cinque! Meglio una pratica breve ma frequente, tutti i giorni, o quasi, rispetto a una più lunga ma saltuaria.
Crea il tuo spazio.
La meditazione è soprattutto un momento di amore nei tuoi confronti. Per questa ragione, crea le premesse affinché la pratica formale sia l’espressione di una dimensione di intimità. Se hai l’opportunità, trova un angolo della casa dove ti senti bene e personalizzalo. Basta una foto, una pianta o una piccola statua: esprimi la tua personalità.
Elimina le possibili fonti di disturbo.
Spegni il cellulare (al massimo può servirti come timer o per ascoltare alcuni file audio) e avvisa gli altri componenti della famiglia che desideri non essere disturbato. La collaborazione di chi ti sta vicino, è fondamentale. Per il tempo necessario alla meditazione, sei disponibile solo per te stesso. Considera gli imprevisti – e anche eventuali rumori esterni – come un ulteriore esercizio e non una giustificazione a interrompere la pratica.
Medita in compagnia.
Se sei quel tipo di persona che necessita di compagnia per svolgere un’attività che altrimenti faticherebbe a portare avanti, non c’è nulla di male a trovare un partner di meditazione, con il quale può essere molto bello anche condividere successivamente le sensazioni sorte durante la pratica. A questo proposito, i numerosi gruppi di diffusione della Mindfulness o di meditazione presenti ormai ovunque nel territorio possono fare tuo caso. Scegli la tua strada.
Non comprare nulla.
Se hai praticato lo yoga in passato, sono sicuro che avrai un’attrezzatura di base composta da un cuscino e un tappetino. Sono perfetti. In caso contrario, non farti prendere dalla smania di fare shopping (anche questo è un esercizio…); per la meditazione è sufficiente una sedia comoda che ti permetta di mantenere la schiena in posizione eretta e una coperta per attutire la durezza del pavimento quando sei sdraiato. Tieni sempre a portata di mano un’altra coperta per contrastare l’infreddolimento che può sorgere durante la pratica.
Guardati intorno.
Per le pratiche informali i migliori consigli arrivano dall’osservazione attenta dei luoghi e dei tragitti che frequenti tutti i giorni. Meravigliosi luoghi per meditare sono i parchi, i giardini, le chiese: guardati intorno con nuovi occhi!
ALCUNI OSTACOLI CHE INCONTREREMO LUNGO IL PERCORSO
Quando inizieremo con i primi esercizi di pratica formale, è normale trovare alcune difficoltà e resistenze. Per proseguire, è importante riconoscerle, non scoraggiarsi e restare sereni durante i nostri esercizi: sono situazioni che tutti abbiamo vissuto (e talvolta viviamo ancora!) in un percorso di Mindfulness.
Non c’è nulla di strano o di sbagliato in noi: va tutto bene. La meditazione è una disciplina da seguire con costanza, soprattutto quando la mente utilizza tutti gli stratagemmi possibili per distrarci e farci rimandare a tempo indefinito. Proprio questa determinazione a praticare rappresenta il primo esercizio: proviamo a giocare d’anticipo e a smascherare le principali difficoltà che incontreremo.
Non ho tempo.
La prima resistenza è proprio iniziare: la motivazione a esercitarci quotidianamente deve essere tanto forte da inserire la pratica all’interno della nostra routine quotidiana. In questo modo, diverrà più semplice considerarla parte integrante della nostra quotidianità quotidiane; ci aiuterà a comprendere meglio i meccanismi del nostro pilota automatico e di come possa tornare a nostro vantaggio quando ci richiama a eseguire attività che migliorano il nostro benessere.
Il corpo è irrequieto.
Mantenere il corpo fermo in una posizione seduta o sdraiata può far sorgere molti segni di inquietudine, sensazione di scomodità, formicolio, prurito, desiderio irrefrenabile di alzarsi e muoversi. Questa è una parte dell’esercizio: imparare a non reagire immediatamente a questi impulsi ma osservarli, porta a sviluppare qualità come la pazienza, l’accoglienza e anche la tolleranza, sia in senso generale sia rispetto al dolore.
Proprio perché sei libero di farlo in qualsiasi momento, osserva quali sensazioni nascono e quali svaniscono. Resta per quanto tempo riesci con quel tipo di disagio: con un semplice atteggiamento di curiosità e accoglienza. Ti accorgerai presto di poter governare senza eccessivi sforzi la maggior parte dei fastidi provenienti dal corpo.
La mente è irrequieta.
Anche la mente è in grado di scatenarsi quando provi a calmarla. Talvolta accompagna l’irrequietezza del corpo, con tono autoritario: “Non sei seduto bene, devi alzarti!”, “Ancora un formicolio, ma è una tortura!”, “Non è possibile, mi devo grattare ancora!”, “Lo sapevo, dovevo farlo più tardi”. Altre volte, invece, vive autonomamente, portandoci qua e là attraverso i nostri pensieri.
Per questa ragione è stata coniata l’espressione di mente scimmia. Anche in questo caso, osservare i nostri pensieri e riportare l’attenzione all’esercizio ci permette di comprendere in tempi relativamente brevi le dinamiche che il pilota automatico utilizza quotidianamente.
Devo farlo bene.
L’ambizione di “diventare bravo” in tempi rapidi o il costante dubbio riguardo la correttezza di ciò che stiamo facendo, possono essere ostacoli non di poco conto alla nostra pratica. Del resto, l’ansia da prestazione è declinabile in ogni attività; la Mindfulness è innanzitutto un atto di amore verso noi stessi, di attenzione, gentilezza, accettazione, accoglienza, cura e compassione di tutto ciò che emerge dalla parte più intima e profonda di noi, anche ciò che inizialmente può non piacere o, addirittura, spaventare. Questi principi, una volta assorbiti nei confronti di noi stessi, potranno essere facilmente estesi verso il mondo esterno, nelle relazioni con chi ci sta vicino.
Mi viene sonno.
Alcuni momenti della pratica formale possono favorire la sonnolenza; a seconda dell’esercizio, in talune circostanze è bene rimanere svegli e allenare la presenza mentale, in altre si può utilizzare lo stato di rilassamento per favorire il riposo notturno; In generale, se la sonnolenza arrivasse costantemente durante la pratica, sarebbe opportuno interrogarsi se la qualità e la quantità delle nostre ore di riposo siano sufficienti. Se ti addormenti, non sentirti stupido né incapace di portare a termine gli esercizi: il nostro corpo non è abituato a rilassarsi, quindi è del tutto normale che, specialmente agli inizi, si faccia vincere dalla sonnolenza.
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F.A.Q.
La Mindfulness è una dottrina religiosa?
Per praticare la Mindfulness non è necessario convertirsi a un credo religioso, a una filosofia e nemmeno leggere testi sacri di qualche profeta. Se segui una dottrina religiosa, non hai alcuna ragione per abbandonarla o sentirla in antitesi con la pratica meditativa.
La Mindfulness è una forma di terapia?
La Mindfulness e ogni forma di pratica meditativa non rappresentano in alcun modo una terapia e non possono mai considerarsi sostitutive rispetto alle indicazioni ricevute dal medico di fiducia, riguardo eventuali patologie o disturbi legati alla salute. Se decidi di interrompere un trattamento farmacologico a favore di altre indicazioni, lo fai a tuo rischio e pericolo.
La Mindfulness è un percorso verso l’ascetismo?
Attraverso l’osservazione di ciò che è, così com’è, la Mindfulness ci invita a dirigere l’attenzione anche alle piccole attività quotidiane, svelandocene la bellezza e a essere indulgenti quando le difficoltà della vita rallentano il nostro cammino o quello delle persone che ci stanno a cuore. La Mindfulness ci insegna ad accogliere ciò che viene, la moltitudine dei nostri pensieri e anche la lotta interiore che questi provocano, l’affollamento della nostra mente e gli stati di agitazione, irrequietezza o noia che possono sopraggiungere.
La Mindfulness serve a svuotare la mente?
Attraverso la Mindfulness siamo invitati non a eliminare ma a osservare i pensieri che attraversano la nostra mente, così ci accorgeremo presto che non sono la realtà ma semplicemente creazioni mentali, temporanee, che vanno e vengono.
La Mindfulness e la meditazione sono la stessa cosa?
L’approccio della Mindfulness è basato sulla meditazione Vipassana, una delle principali tradizioni meditative buddhiste ma si propone di inserire attraverso la pratica formale e informale, i momenti di meditazione adeguandoli ai contesti quotidiani tipici della società occidentale e alla quotidianità che viviamo costantemente.
La Mindfulness ci libera dalle emozioni negative o ci rende insensibili al dolore?
La Mindfulness non ci insegna a diventare invulnerabili, al contrario, ci aiuta ad aprirci a tutte le emozioni, anche le più dure e difficili, sviluppando notevolmente la nostra sensibilità e la nostra capacità di accoglienza e accettazione.