Anni fa scrissi il mio primo libro: “A mente serena – Pillole di Mindfulness per vincere lo stress (e vivere felici!).
Ho intitolato il primo paragrafo del primo capitolo “Federer”.
Non ti svelerò la ragione (se vuoi puoi scaricarlo qui e provare a indovinarla…) ma ti posso dire che ho raccontato il mio rapporto con lo sport e di quanto sia stato per me fondamentale maestro di vita, dall’infanzia all’adolescenza e poi, da adulto, dopo una lunga e forzata interruzione.
In questo apprendimento è sicuramente stato determinante mio padre e la direzione che mi ha sempre indicato di qualsiasi pratica sportiva, dal calcio al basket per arrivare al tennis, che fosse attività agonistica o il passatempo preferito con gli amici.
Mi ha aiutato a comprendere quanto fosse importante apprendere il rispetto delle regole, dell’avversario, del tuo compagno di squadra; mi ha aiutato a capire come e dove migliorare quando volevo conquistarmi un posto da titolare.
Ha sempre sottolineato quanto potessi imparare dalla mia passione anche in ambiti in cui mi divertivo meno, come la scuola: impegno, costanza, tenacia, attenzione all’obiettivo.
Non si sarebbe immaginato che tutti quegli insegnamenti sarebbero stati messi alla prova molto prima di quanto si potesse prevedere a causa di una diagnosi di patologia cronica che (all’epoca) obbligava ad abbandonare ogni attività agonistica ma soprattutto mi costringeva ad un improvviso e indefinito stop.
Da capitano, nel mirino di alcuni osservatori, tre allenamenti a settimana e la partita domenicale a zero: casa, letto, ospedale, visite, esami, medicine, dolore, tanto dolore.
Primo: lottare. Mai mollare. Puoi perdere una partita, anche due, tre, quattro, ma il campionato è lungo.
Secondo: restare concentrati. Non perdere lucidità, capacità di analisi. Cosa funziona? Cosa posso migliorare? Sono nell’ospedale migliore? Con i medici migliori? Le medicine sono efficaci?
Terzo: cosa posso fare io?
Quest’ultimo quesito è stato il più difficile.
La mia mente ancora giovane si disperava alla ricerca di un perché e si distraeva lungo mille rivoli inutili che disperdevano ogni energia. Arrabbiato, deluso, mi sentivo vittima di un’ingiustizia che la vita aveva voluto infliggermi.
Ci sono voluti circa vent’anni per iniziare a formulare una risposta, con l’approdo alla meditazione, alla pratica di Mindfulness e infine al Coaching. Questo processo mi ha permesso di chiudere il cerchio e comprendere realmente quanti e quali scherzi mi avesse giocato la mente in tutto questo tempo.
Allora ho riavvolto il nastro e ho ritrovato il senso profondo di quegli anni: l’allenamento.
“Se non ti alleni non meriti di vincere” dice Andre Agassi.
Per anni non mi ero più allenato; avevo lasciato che la mia mente bivaccasse con la scusa della sfiga, dell’ingiustizia, della condizione limitante a cui ero stato costretto dalla vita.
Di limitante c’erano solo i miei pensieri, che mi costruivano un mondo altrettanto limitato.
Questa è una trappola in cui possiamo cadere in ogni momento, specialmente quando affrontiamo una difficoltà, quando incontriamo delle opportunità meravigliosamente travestite da ostacoli.
Che tu sia un atleta o un allenatore, un genitore o un manager, un libero professionista o un lavoratore dipendente, quei pensieri limitanti vengono a trovarti spesso.
Puoi compiere sforzi straordinari, eppure i tuoi risultati non sono all’altezza del tuo impegno.
Puoi sentirti pronto per la sfida che stai affrontando eppure nei momenti decisivi capita quell’episodio avverso che ti fa sfuggire l’obiettivo.
Puoi avere una serie di competenze da trasmettere al gruppo eppure ti sembra che la tua esperienza non venga riconosciuta.
Puoi impegnarti a mantenere un atteggiamento costruttivo ma nei momenti topici ti fai cogliere dalla rabbia e non riesci a gestire le tue emozioni; con i compagni, con la squadra, con i colleghi, con i figli o con il partner.
Quando comprendi come agisce la nostra mente e le ragioni per cui si comporta seguendo queste dinamiche, scoprirai le infinite possibilità a tua disposizione.
Riuscirai finalmente ad esprimere le tue straordinarie potenzialità, andando a consolidare quella relazione fondamentale della tua mente con le altre due magnifiche forme di intelligenza di cui noi esseri umani siamo in possesso, la dimensione fisica e la dimensione emotiva: il nostro corpo e il nostro cuore.
Un proverbio buddista recita “il tuo avversario è il tuo maestro”.
Ogni difficoltà che incontri ti permette di superare i tuoi limiti e di diventare un “atleta” o un “allenatore” sempre migliore.
In questa prospettiva possiamo vedere anche la nostra mente e gli ostacoli che impariamo a conoscere e superare ci permettono di scoprire e sviluppare al meglio il nostro potenziale.
Giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento.
Con ATLETA ZEN e ALLENATORE ZEN, Giulia ed io ti accompagniamo lungo un percorso di auto conoscenza.
Ti forniamo gli strumenti necessari per plasmare il tuo percorso, proprio come un artista crea la sua opera.
Ti mettiamo nelle condizioni di capire come affinare le tue capacità, esprimendo quel valore unico e irripetibile che solo tu puoi esprimere.
Ma alla fine sei tu, a decidere come e quando usare questi strumenti. Sempre.
E il merito del tuo successo sarà tutto tuo.
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