“Non so se sono portata per la meditazione…”
Anche recentemente, durante uno dei miei corsi, ho sentito pronunciare questa frase.
Accolgo sempre con un sorriso questa affermazione perché sarebbe come dire: non so se sono portato a respirare.
Potremmo forse vivere senza respirare?
Ovviamente no.
Bene, non possiamo nemmeno vivere (consapevolmente, si intende) senza la nostra dimensione meditativa. Ognuno di noi la possiede, nascosta da qualche parte. Il vero problema è esserne comprendere come recuperarla, dopo tanto tempo.
Meditazione per tutti, tutti i giorni
Alcuni giorni fa, una giovane donna mi ha commosso raccontandomi quanto le era accaduto durante la settimana precedente.
Avevo chiesto al gruppo di cui fa parte di pensare ad una delle tante attività mattutine che svolgiamo con il pilota automatico inserito prima di uscire di casa: lavarsi, vestirsi, fare colazione, etc.
Una volta scelta una di queste azioni abitudinarie, provare per una settimana a compierla in consapevolezza, con un atteggiamento mindful.
Il nostro maestro
La scelta della giovane donna era ricaduta sull’azione di lavarsi i denti: il primo giorno era stato insopportabile.
Naturalmente la mente l’aveva aggredita di pensieri fin da subito e per la prima volta aveva realizzato quanto sia complicato portare la nostra attenzione intenzionalmente dove desideriamo.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, suo figlio di 4 anni le ha rivelato che aveva deciso quale sport voleva iniziare a praticare, dopo le varie prove che aveva potuto sperimentare: “Mamma, voglio fare atletica, perché quando corro mi piace sentire l’aria sulla faccia”.
Bang!
La nostra amica aveva un maestro di Mindfulness in casa e in quel preciso momento aveva realizzato questa sensazionale scoperta.
Il passo successivo fu invitare suo figlio a lavarsi i denti con lei al mattino; in effetti, lui, a 4 anni, quando si lava i denti, si lava i denti. E basta.
Il bambino interiore
Vi ho raccontato questo episodio per ricordarvi che quando nasciamo e per i primi anni della nostra vita, la nostra dimensione meditativa è piena e totale.
I bambini sono gli esseri umani più mindful che possiamo osservare e da cui possiamo naturalmente imparare a stare con la nostra attenzione nel momento presente.
Successivamente, la vita e le relazioni ci portano a costruire strati di armatura che nel tempo ci fanno perdere il contatto con noi stessi.
Per questa ragione, la Mindfulness non è un’attitudine da imparare ma da recuperare.
La meditazione, come auto-osservazione interiore, lasciando emergere ciò che è presente in questo momento, con gentilezza non giudicante, è la nostra dimensione naturale e spontanea.
Tornare a casa
Nel mio libro “A mente serena” ho utilizzato l’immagine del diamante. Per paura che si danneggi, iniziamo a coprirlo con un velo. Un velo dopo l’altro, il nostro diamante non si vede più, non riusciamo più a vederlo, ad ammirarlo e, forzatamente, tendiamo a dimenticarcene. Non contenti, ci allontaniamo non attraverso una strada lineare ma percorrendo mille strade tortuose. Un vero e proprio labirinto lungo il quale non ci viene insegnato di disseminare sassolini come Pollicino, per ritrovare la strada di casa.
Quel diamante è la nostra essenza più profonda.
Quel diamante siamo noi.
Trovare la porta
Siamo tutti portati per la meditazione.
Si tratta solo di capire quale sia la porta attraverso cui entrare dentro noi stessi, percorrere quel labirinto che abbiamo costruito negli anni e raggiungere il nostro diamante.
Può essere faticoso, per alcuni, imparare a meditare stando fermi, seduti o sdraiati: perché non provare con la meditazione camminata?
Per altri è difficile riportare l’attenzione al respiro, dopo ogni distrazione: i suoni possono essere di grande aiuto.
Sono solo alcuni esempi ma spiegano chiaramente che abbiamo molteplici soluzioni per incamminarci lungo il labirinto e ritrovare il nostro diamante.
E finalmente comprendere quanto siamo meravigliosi.
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I Corsi di Giuseppe
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Risorse
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